Considerazioni su Coaching e Crescita Personale in ottica di Cambiamento

Pausa caffè con Andrea Verzola, dialogo sul tema del Cambiamento (parte 1)

In questo articolo, la prima parte della chiacchierata, dal titolo “Pausa Caffè“, con il fotografo Andrea Verzola.

Porzione del dialogo a due che possiamo intitolare “Considerazioni su Coaching e Crescita Personale in ottica di Cambiamento”. Qui sotto il video integrale dell’intervista, mentre più sotto ancora una sorta di “sbobinatura”.

Prima parte dell’intervista

Come sei passato dall’essere ingegnere informatico a diventare coach?

Quando avevo più o meno 10 anni sognavo di frequentare un liceo classico e poi di studiare per diventare medico o avvocato. Poi alle medie, forse anche grazie ai primi contatti con i Personal Computer (in aula di Educazione Tecnica avevamo qualche Commodore 64 con installato un semplice linguaggio di apprendimento chiamato LOGO), mi sono appassionato all’informatica e lì la mia bussola ha iniziato a indicare la via verso l’ingegneria.

Ho frequentato l’I.T.I.S. e poi la facoltà di Ingegneria Informatica dove, con non poche difficoltà mi sono laureato, parecchi anni dopo l’iscrizione. Devo dire che già nel corso dei primi anni di studio universitario avevo capito che forse quella non era la mia strada ma per paura, senso di smarrimento o chissà che altro non ho cambiato. Oggi, col sennò di poi, ritengo che sia stata comunque utile e formativa.

Ancor prima di terminare gli studi ho iniziato a lavorare in una nota web agency che si occupava di sviluppo software e creatività e lì sono venuto a contatto con un mondo che non conoscevo: quello della comunicazione e del marketing.

Dopo circa 7 anni nel mondo del software ad occuparmi di testing, progettazione e documentazione di prodotto, arriva la svolta con la proposta di un amico, titolare di una azienda, che stava cercando una figura ibrida a metà tra il tecnico esperto di web e lo specialista in comunicazione. È iniziata così la mia “fase 2” che mi ha portato nel giro di qualche hanno a occuparmi molto più di comunicazione (e in parte anche di marketing) e molto meno di questioni informatiche.

La “fase 3” (e qui scherzo un pò con le parole citando qualche termine diventato attuale.. spero me lo permetterai) è iniziata quando un caro amico, in formazione come Coach, mi ha chiesto di “fargli da cavia” ovvero da Coachee. È così che sono venuto a contatto con il Coaching (uso volontariamente la maiuscola per differenziare quello che definisco essere Coaching dal coaching), me ne sono innamorato e dopo qualche tempo ho iniziato anche io un percorso simile.

Apro una parentesi… quando parlo di Coaching intendo quel servizio regolato in Italia dalla Norma UNI 11601:2015 che, appunto, definisce e classifica i requisiti del “Servizio di Coaching”. Potrei aggiungere che si tratta di un servizio erogato da un professionista che aderisce pienamente e totalmente a un codice etico quale quello di associazioni come ICF (International Coach Federation) e AICP (Associazione Italiana Coach Professionisti).

ICF definisce il Coaching come:

Una partnership con i clienti che, attraverso un processo creativo, stimola la riflessione, ispirandoli a massimizzare il proprio potenziale personale e professionale.

Stai leggendo qualche libro o ce n’è qualcuno che ti ha lasciato qualcosa di particolare?

Sono un accumulatore seriale di libri e preferisco di gran lunga il formato cartaceo rispetto agli e-book perché lo trovo più “fruibile”. Inoltre sapevo che mi avresti fatto questa domanda e quindi mi sono preparato:

Qual è la cosa che ti piace di più di quello che fai oggi?

Mi piace tutto, diciamo che non è tanto una cosa specifica a piacermi ma il sentire di essere di poter essere di aiuto a qualcuno. Per fare questo non serve fare un lavoro specifico. Mi spiego meglio: alcune volte possiamo essere di aiuto alle persone anche solo con un sorriso o un saluto.