Affrontare la procrastinazione con il Coaching

Affrontare la procrastinazione con il Coaching

In ambito lavorativo capita spesso e volentieri di dirsi: “Massì dai, questo lo faccio domani”. Come detto capita a tutti e non c’è niente di male se è l’eccezione ma se diventa la regola può rivelare una predisposizione alla procrastinazione.

Procrastinare: differire, rinviare da un giorno a un altro, dall’oggi al domani, allo scopo di guadagnare tempo o addirittura con l’intenzione di non fare quello che si dovrebbe. (vocabolario Treccani)

Il fenomeno affligge chiunque ed è spesso portato come argomento delle sessioni di Coaching. Non è raro infatti che anche il Coachee manifesti questo tipo di atteggiamento.

La tendenza ripetuta a rimandare riguarda attività lavorative come fare una telefonata, rispondere alle e-mail, incontrare un potenziale fornitore, ecc come pure attività di natura personale(ad esempio andare al supermercato, mettere fine a una relazione).

Il racconto della persona tende a mettere in luce un fenomeno che ha i contorni di un’abitudine radicata ovvero un modo “normale” di affrontare le cose da fare.

Il “procrastinatore” si autoconvince che porterà a termine la specifica attività X in un momento successivo e nel frattempo si dedica a decine di altre attività futili. Tutto ciò finisce per consumare le sue energie psico-fisiche e quindi per evitare che l’unica azione davvero importante venga portata a termine. Può accadere anche che la persona, per correre ai ripari, dia seguito ai compiti procrastinati in maniera frettolosa e con grande frustrazione per via della scarsità di tempo a disposizione.

Il copione si ripete e rinviare diventa un’abitudine che finisce per ledere il senso di autoefficacia e in parte anche l’autostima della persona, aumentando nel contempo la paura di fallire. Come è facile intuire si tratta di una spirale dalla quale, una volta entrati diventa difficile uscirne.

Come opera un Coach in questo caso?

Il Coach, partendo dal presupposto che la procrastinazione è un comportamento appreso e non una caratteristica intrinseca della persona, aiuta il Coachee a prendere coscienza del proprio modo di agire. Il primo passo per il Coachee è capire ed entrare in contatto con cosa lo blocca e cosa lo spinge a posticipare le azioni. Probabile che quest’ultimo, nel dialogo di Coaching, parli di emozioni spiacevoli (ansia, paura, disagio) e pensieri negativi (non sono capace, non ci riesco, non posso farcela) che si alternano e si alimentano.

In questi casi il Coach, pur restando pienamente alleato del Coachee e mantenendo salda la relazione che li lega, “sfida” il Coachee stesso a compiere precise azioni volte a procedere nella direzione dell’obiettivo che si è dato.

Esempi di domande sono:

  • Esattamente quando fai questa telefonata?
  • Entro quando ti impegni a fissare l’incontro?
  • A chi deleghi questa cosa e quando?
  • Cosa sei disposto a fare immediatamente?

In questo modo il Coachee viene allenato a liberarsi dell’inutile “zavorra” data dall’abitudine a rinviare, posticipare e viene spronato a porsi mete sempre più ambiziose che alimentino il suo senso di autoefficacia e di autostima.

Parallelo marziale: Procrastinazione e Risolutezza

Il grande samurai Miyamoto Musashi diceva: “Se sguaini la spada devi essere interiormente pronto a uccidere l’avversario”.

Il volere senza la risolutezza è un macigno che decidiamo noi stessi di portare e comporta un grandissimo dispendio di energia che potremmo impiegare altrove.

Che si tratti di dieta, di smettere di fumare, utilizzare un nuovo software o imparare una nuova lingua, la via è sempre la stessa. Ci vuole applicazione e costanza e la “spada della risolutezza” deve essere sempre tenuta stretta tra le mani.

Il principio di risolutezza ci insegna inoltre ad accettare sul momento le situazioni che non possiamo cambiare e a fare immediatamente ciò che è necessario per sistemare le cose. Per sintetizzare potremmo dire che è inutile affrontare le cose ponendoci la domanda: “Come è potuto succedere?” (certo imparare dagli errori è senza dubbio importante ma senza “piangere sul latte versato”). La vera domanda che dobbiamo porci è: “Cosa posso fare per sistemare le cose?”.

Dovremmo (anche grazie a un Coach) imparare a vivere con lo spirito del surfista, che cade dall’onda, riprende senza esitazione alcuna la sua tavola e si prepara a prendere l’onda successiva senza soffermarsi sull’onda passata.