Comunicazione Assertiva e comportamenti disfunzionali

Comunicazione Assertiva e comportamenti disfunzionali

Parlando di Comunicazione Assertiva mi torna alla mente una sessione del mio primo percorso di Coaching da Coachee, credo fosse il 2013. La parola assertività non mi diceva granché ma avevo comunque chiaro in testa il significato di ciò che andavo cercando, ovvero: “la capacità di dire le cose come stanno nel rispetto di me stesso e dell’altro”.

Ricordo fu illuminante scoprire che nel dire le cose come stanno, utilizzando il giusto modo, non si fa del male a nessuno, anzi. Si crea più sofferenza in sé e nell’altro fingendo e si rischia di passare dalla parte del torto quando poi, sbottando, ci si sente dire: “Se me lo avessi detto prima…”. La non assertività fa sprecare un sacco di tempo, non permette di essere chiari, porta confusione, disagio, incomprensione, sofferenza dove invece le cose potrebbero essere risolte in maniera adulta.

Cosa tenere in considerazione?

Alternative al Comportamento Assertivo sono:

  • Il Comportamento Passivo dove non si riesce a esprimere i propri pensieri, i propri sentimenti e i bisogni. Si prova vergogna e si teme la reazione altrui, quindi si evita qualsiasi attrito. Non solo si soffre per questa costrizione, si vive il senso di colpa di non essere riusciti a dire ciò che andava detto ma al contempo si è preda del senso di ingiustizia.
  • Il Comportamento Aggressivo è opposto. In questo caso la persona non riesce a comunicare i propri sentimenti, pensieri e bisogni in maniera pacata e finisce per diventare minacciosa, prevaricante, aggressiva, accusatoria. Poco importa che l’aggressivo esca formalmente come vincitore della discussione: in realtà è anche lui perdente perché le relazioni basate sull’aggressività sono destinate a deteriorarsi in fretta.
  • Il Comportamento Passivo-Aggressivo, il più subdolo dei tre. Si basa su una modalità falsa, indiretta e disonesta di comunicazione dei propri sentimenti, pensieri e desideri. Non si dice ciò che si sentirebbe di voler dire e si finisce per essere manipolatori al fine di ottenere ciò che si vuole utilizzando il silenzio, la resistenza passiva, la negazione e quindi creando sofferenza nell’altro al fine di perseguire il proprio scopo.

Da dove iniziare, dunque? Un percorso per l’assertività può iniziare da un lavoro interiore che passi attraverso una maggior autostima, un maggior senso di autoefficacia (maggior sicurezza nel fare) e dal rispetto dei propri bisogni. Non ci sono ricette magiche per arrivare a far questo: ci vuole ascolto e accoglienza di sé, costanza, applicazione. Senza dubbio attorno a noi ci sono persone positive con cui questa sperimentazione può avvenire in maniera più facile perché con loro possiamo essere noi stessi e possiamo permetterci di dire ciò che sentiamo.

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